lunedì 22 settembre 2014

PERCHE'? PERCHE' NO!

Il governo Renzi sta proseguendo il lavoro di cortina fumogena rispetto l’origine delle vere cause della crisi e con la scusa di questa sta procedendo a rapidi passi ad una ristrutturazione in senso limitativo della rappresentanza e della democrazia dello stato e della costituzione.
Ma se ci si fermasse un attimo a riflettere tutte queste riforme ritenute necessarie e improcrastinabili sinora non hanno minimamente sortito effetti positivi sulla crisi e sulla società italiana in generale, anzi!
Uno dei problemi maggiori che limitava lo sviluppo e la crescita erano le troppo rigidità del mercato del lavoro e i diritti del lavoratore. Difatti sono ormai anni che siamo il paese con il più alto tasso di flessibilità e di minore tutele eppure abbiamo raggiunto il record di disoccupati (giovani e non), Non bastando ciò, adesso si sferra l’attacco finale anche all’ultimo baluardo dei diritti, l’art.18..
La presenza del pubblico è deleterio per i consumatori perché una sana concorrenza affidata al libero mercato facilita i consumi migliorando il prodotto e abbassando i costi con benefici per il bilancio statale. Bene l’unico esempio positivo in tal senso è quello della telefonia mobile, difatti sta girando uno spot che magnifica e ringrazia  l’Europa per questo, ma, in tal caso, gran parte del miglioramento è dovuto al naturale progresso tecnologico che c’è stato nel settore.
Magari, si dovrebbero guardare meglio le meraviglie prodotte dalle privatizzazioni delle Ferrovie, di Alitalia, delle Poste, di Autostrade e di tutto ciò che era pubblico o controllato dallo stato come i prezzi dei carburanti le tariffe dell’energia ,del gas e le assicurazioni. Queste, ueste Questeuna volta passate al libero mercato, hanno dato vita ad una corsa al rialzo dei prezzi con il fondato  sospetto che poi tutto sia regolato in regime di accordi di cartello, in  barba alle stesse leggi del libero mercato.
Altra litania: L’alto deficit dello stato è dovuto alle mancate riforme (quali?), ma se andiamo a vedere il deficit alla fine della Prima Repubblica, quindi con tutto il marcio e i ritardi che le si imputavano, era di meno di 800 milioni di euro, oggi nel 2014 abbiamo superato i 2 mila miliardi aumentandolo di una volta e mezza, pur in presenza di numerose riforme che, come abbiamo visto, andavano nel senso di quel riformismo invocato come un mantra.
Sotto accusa spesso, anche, le lungaggini che il bicameralismo impone prima di approvare leggi e decreti, questo in parte è vero, ma solo per i provvedimenti che in qualche misura vanno ad intaccare diritti e privilegi di lor signori e dei propri referenti, perché quando si è trattato di modificare la Costituzione, di elevare l’età pensionabile, di rivedere le leggi sul lavoro e lo statuto dei lavoratori, non mi pare che ci siano state lungaggini, anzi!

Si sono finalmente eliminate le Province. Castroneria! Si è eliminata la possibilità per i cittadini di eleggere i propri rappresentanti in quest’ istituzione, che continuerà ad avere gli stessi poteri e attribuzioni di prima.
Si è votata l’abolizione del Senato. Falso anche questo! Si è tolta ancora una volta la possibilità agli elettori di poter scegliere chi siederà in quella camera che continuerà ad avere potere decisionale in molte delle questioni istituzionali e costituzionali.
Quindi, da una parte un decisionismo in materie che avrebbero comportato un maggiore e più coinvolgente dibattito tra le forze politiche ( l’assetto dello stato non si può fare a colpi di maggioranza) dall’altro si sono ignorate le fonti delle vere storture dell’attuale sistema. Le regioni, i cui poteri con il cambiamento del titolo V previsto dalla legge 42/2009 sotto la pressione leghista, furono aumentati a dismisura in nome del federalismo fiscale e della lotta al centralismo statale fonte di sprechi, hanno moltiplicato per venti tali caratteristiche. E, in questo caso, senza grandi distinzioni tra Nord e Sud.
Per amor di patria non voglio entrare, poi, nel nocciolo del problema che è l’attuale regime finanziario che è stato eletto a moloch delle umane esistenze rinunciando a qualsiasi ruolo della politica nel dirigere tali distorsioni e schizofrenie che si muovono sulla scia di speculazioni e  interessi che nulla hanno a vedere con quelli dei cittadini che tali decisioni e direttive sono costretti a subire e mantenere. L’Europa, in questo, da grande opportunità, si è rapidamente trasformata, in un docile strumento nelle mani della grande finanza internazionale a cui, i nostri rappresentanti, hanno prontamente aderito. Per incapacità, complicità o semplice convenienza personale non ci è dato sapere, ma per noi il risultato non cambia.
Queste riflessioni sono un semplice elenco di questioni che, al di là di come ci siano state presentate, nell’attuazione pratica hanno avuto risultati esattamente opposti a quelli che si sarebbero dovuti ottenere. In un paese normale, governato, non da geni, ma da persone normodotate dal punto di vista intellettivo e di coscienza, ci si sarebbe fermati a riflettere se, effettivamente, fosse questa l’’unica, o la più giusta, delle strade da seguire.
Al contrario da noi si taccia di conservatorismo chi critica (fatti e dati alla mano) e si imputa il peggioramento di tutti i parametri che possiamo considerare, non alle scelte sbagliate ma a quel poco ormai che rimane della splendida stagione delle conquiste dei diritti del lavoro, politici, civili attaccando gli ultimi simboli di quel periodo, vedi art.18.
Si migliora il deficit statale privatizzando e liberalizzando? Sembra di no!
Si migliora il Pil nazionale bloccando gli stipendi dei dipendenti pubblici? Avete già visto che non è così!
Aumenta l’occupazione togliendo i diritti ai lavoratori? I dati vi smentiscono.
Allora perché proseguire su questa strada che si sta rivelando fallimentare nei risultati e insopportabilmente pesante per i cittadini.
Quale cambiale avete deciso di farci pagare oltre quello della vostra incapacità.
Per quale motivo non si vogliono provare altre strade? Forse perché in questi ultimi anni il divario sociale ed economico tra le classi è aumentato a dismisura e le sirene che suonano dalle parti del potere economico sono sicuramente più suadenti del lamento dei poveri?
Perchè non si parla di patrimoniale? Perché non si tassano le rendite parassitarie? Perché non si finanzia la ricerca? Perché si acquistano gli F35? Perché si insiste con le grandi opere? Perché non si finanzia la messa in sicurezza del territorio con mille piccole opere? Perché si è messo il pareggio di bilancio nella Costituzione? Perché si partecipa alla preparazione dell’ ennesima guerra per la libertà? Perché non si richiedono con forza alla Germania e all’Europa regole più flessibili che non porterebbero loro a fondo ma permetterebbero ai paesi più deboli del Sud di utilizzare le risorse per i propri cittadini? Perché…..? Perché no!
Ad maiora


MIZIO