martedì 26 agosto 2014

STAY HUMAN






Non capisco chi disegna le sere
col fumo nero delle ciminiere,
chi fa il bagno in mari tropicali
e applaude barconi finiti sui fondali.
Chi vota la sicurezza dei propri bambini
e ne lascia troppi sotto il tiro dei cecchini.
Il dolore come il cielo non ha frontiere,
è tempo che gli inverni cambino in primavere
Scriva la ragione un patto tra gli umani
che posino le armi, si stringano le mani.
Si carezzi la pelle di qualsiasi colore
sentiremo battiti dello stesso cuore.
Dio, Allah, Odino o Manitou,
la questione è nel nome, niente di più
non sarà mai santa nessuna guerra.
Restiamo umani, ce lo chiede la Terra.

MIZIO. 

mercoledì 20 agosto 2014

SEMPLICITA', QUESTA SCONOSCIUTA


"La semplicità è compagna della verità."
Francesco De Sanctis


Nel precedente post ho parlato della complicazione come uno degli strumenti del potere per giustificare scelte e legare a sé e al proprio pensiero la maggior parte delle persone smaniose di allinearsi, convincere e convincersi che il mondo non possa essere altro che così.
Oggi voglio spendere due parole su come la complicazione, al pari di un virus ad alta trasmissibilità, abbia infettato, e non poco, quel mondo a sinistra, che istituzionalmente avrebbe dovuto rappresentare un’alternativa al modello capitalista.
All’ inizio, parliamo dei secoli IXX e primi decenni  del XX, la lettura della situazione era semplice e non si faceva fatica a distinguere il giusto dallo sbagliato. Era relativamente facile individuare il nemico o il proprio compagno.
C’erano gli sfruttati e poveri da una parte e c’erano i ricchi sfruttatori dall’altra. Con vari gradi di appartenenza e di situazioni diverse, ma fondamentalmente lo schema era questo ed era naturale, per chi avesse voglia di impegnarsi e schierarsi, capire da che parte stare.
In Italia questa lettura ha dato vita al più grosso fenomeno politico nella sinistra dell’Europa occidentale: il PCI. Grazie alla presenza di personalità di eccellente livello culturale e politico (Gramsci, Togliatti, Berlinguer ecc.), oltre alla presenza e alla lotta contro  un regime fascista che aveva portato l’Italia alla rovina della guerra, il PCI ha rappresentato per oltre 60 anni un’alternativa credibile e un riferimento sicuro per chi fosse critico rispetto il sistema. La forza e le lotte che il Partito, insieme al sindacato, anch’esso chiaramente schierato e non compromesso, costringevano l’avversario a riconoscere la giustezza delle richieste o, a piegarsi ad esse, e hanno portato ad un balzo enorme in avanti della classe operaia in particolare, ma dell’intera società in generale, in termine di diritti e di benessere. Ovviamente non tutto il merito e non tutto era dovuto alla presenza del PCI e delle lotte, ma ad una situazione interna e internazionale, anch’ essa più chiara e definita.


Lo spettro del comunismo ancora s’aggirava per l’Europa e per il mondo e non solo in Italia, grazie alla presenza dell’Unione Sovietica, della Cina, di Cuba e di decine di altri movimenti d’ispirazione marxista in Asia, in America Latina e persino in Africa.
Ma ritornando alle cose di casa nostra negli anni ’70, qualcosa comincia a cambiare, le assemblee, le riunioni cominciano a vedere la sempre più numerosa presenza di studenti e pseudointellettuali traghettatisi nel movimento dal loro mondo borghese, che venivano a portare il verbo alla base operaia, ignorante, per definizione. Cominciò una complessa fase di analisi col microscopio delle parole e delle posizioni espresse e il relativo giudizio di purezza ideologica o meno. Nacquero così i mille, e forse più, partiti e movimenti alla sinistra del PCI, che si ritenevano, a torto o ragione, interpreti migliori e più puri del pensiero marxista, leninista, maoista , zapatista, terzomondista ecc. ecc. Tengo volutamente fuori da quest’ analisi le frange che diedero vita alla stagione del terrorismo, perché meritevoli ben altre e più approfondite analisi.
Ecco allora che il fronte comune dell’alternativa al sistema comincia a mostrare le prime crepe, introducendo all’interno di un dibattito corposo, ricco ma chiaro, elementi di divisione tali da portare molti non riconoscersi più nella rappresentanza del partito.
Questo, unito a presenze organiche che, specialmente dopo l’assassinio di Aldo Moro, presero forza e vigore, lavorarono dall’interno per delegittimare la leadership politica dell’epoca (Berlinguer) e traghettare il PCI, in nome di un "necessario" modernismo verso forme di socialdemocrazia, completarono l’opera (Non finirò mai di ringraziare i cosiddetti Miglioristi per aver contribuito a distruggere un’esperienza unica come quella del PCI, e che, con il Presidente Giorgio Napolitano, oggi, mostrano di che pasta fossero fatti e quali interessi perseguivano).
Quindi ci si trovò a confrontare con una situazione decisamente più complessa in cui l’appartenenza ad un partito e ad un pensiero comunista erano viste quasi  come una vergogna e un limite da parte degli stessi dirigenti che fecero del tutto per svincolarsi da quell’ingombrante eredità arrivando, oggi, a dare vita a tutt’altro in nome della necessità di interpretare una realtà sempre più complessa, ma che a me sembra sempre più una riedizione della vecchia DC con il vantaggio di non essere più pressata e insidiata da nessuna alternativa di sinistra.



Oggi quel poco che rimane della sinistra al di fuori del PD prende la maggior parte dei propri voti in ambienti di livello culturale più elevato mentre è praticamente assente negli ambienti più popolari e di disagio sociale. Quindi non è più vista dal proprio naturale elettorato di riferimento come chi possa rappresentare le proprie problematiche.
Come forse qualcuno sa, io sono iscritto a uno di questi partiti soprattutto per svolgere un’azione a livello locale che tenda a rappresentare e ad unire, almeno territorialmente, la sinistra però mi trovo spesso a disagio nel dover leggere e dover, poi, decodificare i discorsi di troppi nostri dirigenti, affascinanti finchè si vuole, ma prive di quella chiarezza di fondo che ne rende complicata l’interpretazione. Il popolo che la sinistra dovrebbe rappresentare anche all’interno di una situazione molto complessa, ha bisogno per riconoscersi di parole e posizioni chiare non interpretabili o modificabili a soggetto. Ritornare ad essere anche un po’ populisti, nel senso più nobile del termine, non è una cosa di cui vergognarsi, ritrovarsi in piazza a difendere diritti violati o a denunciare ingiustizie anche insieme anche ad altri movimenti dovrebbe ritornare ad essere la norma e non occasione ogni volta per star lì a spaccare il capello in quattro e stabilire se sia opportuno o meno politicamente.
Oggi la cosa che più potrebbe far saltare il banco è proprio quella di spiazzare l’avversario e anche chi ancora si ritiene nostro compagno di viaggio (PD?) con la chiarezza e la semplicità delle scelte, sfilarsi dai giochini e dai trabocchetti tipici di questa politica della seconda repubblica. Si deve ritornare a dissodare i nostri campi che per troppo tempo abbiamo abbandonato alla mercé dei primi venuti.
La lettura della società deve ritornare alla semplicità originaria, pur nella complessità attuale, i poveri sono poveri, gli sfruttati rimangono sfruttati, i ricchi sono ricchi, i padroni sono padroni. Non sono concetti difficili e nemmeno vecchi , forse solo dimenticati perché scomodi e poco gratificanti quando facciamo le nostre esternazioni (più o meno pubbliche) alla ricerca del facile applauso o dell’ammirazione dei (sempre troppo pochi) presenti.
Ritorniamo semplici, che non vuol dire fessi, ritorniamo umili per ascoltare chi ha tutto il diritto di essere ascoltato, ritorniamo a guidare e interpretare il malessere sociale e non solo ad analizzarlo in dotte e approfondite analisi. La migliore analisi è il vivere e condividere il disagio, l’ingiustizia e provare insieme a cambiare.
Troppo semplice? Troppo populista? Forse, ma proviamoci, magari chissà?

Ad maiora


MIZIO 

sabato 16 agosto 2014

COMPLICANZE



La vita è complicata, lo sappiamo bene tutti. La prima è più inspiegabile complicazione è la vita stessa. II suo mistero, il miracolo, per molti la dannazione.
Questo aspetto, però, ancorchè fondamentale, in genere, viene risolto ignorandolo o affidandosi alla scienza, alla religione o a qualsiasi speculazione filosofica ci trovi più o meno convinti, trattandosi alla fine sempre di un atto di fede, quindi estremamente intimo e personale.
Qui vorrei, invece, trattare brevemente dell’organizzazione delle nostre vite improntate ad una sempre maggiore difficoltà di comprensione e di applicazione.
L’essere umano nasce, cresce, si istruisce, lavora avendo fondamentalmente pochi obiettivi da raggiungere e poche necessità da soddisfare. Il mangiare, il bere, il ripararsi, il riprodursi in attesa di quella che è l’unica cosa semplice e sicura: la fine.
Ovviamente è una semplificazione volutamente eccessiva, perché per soddisfare questi bisogni primari, ci possono essere milioni di modi diversi, tra cui alcuni che potrebbero essere non giusti e deleteri per gli altri. Ecco allora che intervengono le regole, le leggi, che, più la società evolve, più diventano complesse e articolate. Nascono così figure nuove: i tecnici, gli esperti che interpretano e spiegano le leggi: avvocati, giuristi. Altri che le applicano e sanzionano il non rispetto delle stesse forze di polizia, magistrati  e altri organi di giustizia.
L’aumento costante della popolazione comporta altri obblighi: l’uso razionale delle risorse, degli spazi, della libertà altrui. L’evoluzione dell’essere umano nel suo movimento temporale ha reso il singolo sempre più cosciente di questa necessità, il pubblico (la società) sempre più impegnata a complicare ciò che apparentemente dovrebbe essere semplice e naturale a questo punto dello sviluppo societario.
Ci chiediamo, allora perché così non è’ Perché in nome di una legalità che sempre meno fa rima con giustizia, si immolano intere vite e interi popolazioni al rispetto di regole astruse e complicate che, invece di semplificarne la vita, la rendono un ginepraio inestricabile e foriero di guai e problemi?
Forse è la smania ancestrale e forse, innata, che alcuni tra gli esseri umani, portano con sé: l’amore smodato per il potere e la sopraffazione con ciò che comporta in termini di gratificazione e rendiconto personale.
Le costituzioni degli stati e i loro codici giuridici potrebbero essere tranquillamente sostituite da pochi articoli tra cui il più importante dovrebbe essere il rispetto del prossimo e della massima condivisione di beni e saperi per il godimento degli stessi dalla totalità delle persone.
Eppure è la cosa più difficile da ottenere e si viene tacciati , nel migliore dei casi, di utopia, nel peggiore di essere comunisti (cosa che per la maggior parte sembra essere un’infamia). Quindi il potere e le persone che si dedicano all’adorazione e all'applicazione di principi diversi, operano in senso esattamente contrario al buon senso, complicando all’eccesso e condizionando ogni piccolo e più insignificante aspetto della vita. Per ottenere ciò non essendo, almeno nella moderna società occidentale, sufficiente la parola dispotica del re o del nobile signorotto, si condiziona la massa con una serie di informazioni e distorsioni della verità sino ad ottenere l’adesione della maggioranza a ciò che si considererà come l’unico modello possibile e  praticabile e, per questo, pronta anche a lottare e ad accettare sacrifici sulla propria pelle considerati, a questo punto, necessari.
Ci saranno esperti economisti che a fronte di una super produzione alimentare, ad esempio, ci spiegheranno con dotte e approfondite teorie, che parte di queste, invece di essere distribuite e utilizzate per tutti debbono essere distrutte pena il crollo dei prezzi. Ci convinceranno che un movimento di pezzi di carta (titoli) effettuato con un click del mouse a Singapore rende giusto e plausibile che si abbassino le pensioni e i salari in un qualsiasi altro paese. Come ci hanno convinto che la nostra vita debba essere sacrificata sull’altare del dio profitto in nome di un teorico benessere collettivo che, molto poco casualmente, riguarda sempre e solo un’elite.
Hanno sposato e pubblicizzato  il modello competitivo come l’univo possibile  per soddisfare e solleticare i più bassi istinti delle persone, considerando falliti coloro che non reggono o non condividono tale modus vivendi, premiando, invece, all’eccesso coloro che immolano la propria vita, la propria e altrui felicità all’inseguimento della chimera chiamata successo.
La vita è semplice e semplice deve essere la sua lettura, la complicazione è nemica della vita, della verità, della giustizia. Diffidiamo da chi complica la vita, di chi impone assurde regole che ci legano alle bizze e all’interpretazioni degli Azzeccagarbugli di turno essi stessi strumenti più o meno coscienti del perverso meccanismo. Questi troveranno la loro soddisfazione nel ritenersi esperti nell’interpretazione, il più delle volte a danno o vantaggio di pochi, delle norme, dei vincoli e dei lacciuoli ad arte creati e imposti ai più.
Vediamo lo stupore e l’ammirazione con cui valutiamo i laureati in una determinata università anziché in un’altra e poi li vediamo per il resto della loro vita incapaci di distogliere lo sguardo dall’ unica visuale che è stata imposta loro, non fermandosi mai a riflettere che forse possa essere tutto un bluff alimentato ad arte e loro stessi strumenti utilizzati per scopi che non sono i propri.
Solleticare l’orgoglio e la vanità di alcuni per farne strumenti di pressione e convincimento delle masse è uno dei moderni sistemi di controllo e indirizzo del pensiero.
Le guerre distruggono vite, speranze, futuri eppure grazie a queste tecniche e a questi interpreti vengono recepite e rese, anche moralmente, accettabili, anche quando, non la virtù dei santi, ma il semplice buon senso porterebbe a giudicarle una follia.
Tutto questo detto finora non deve far pensare ad una mia propensione a stili di vita francescani o improntati al  mero soddisfacimento dei bisogni materiali. Al contrario il non creare complicazioni all’individuo tali da dover immolare la propria esistenza al reperimento del necessario per sé e i propri cari, permetterebbe a tutti di coltivare sentimenti e culture più affini al proprio intimo sentire. Avremmo più cultori del bello in tutte le sue manifestazioni artistiche e naturali. Avremmo un maggior rispetto di sé e dell’ambiente che ci circonda, non avremmo gli eccessi tipici di questa società che marcia a ritmi insostenibili verso l’autodistruzione. Avremmo medici, artisti, scrittori, scienziati che seguiranno le proprie naturali inclinazioni senza il miraggio del potere che questo comporta attualmente. Avremmo vite in cui non saremmo incatenati al bisogno e al mero lavoro per la sopravvivenza, ma vite in cui si potrà essere operai e intellettuali allo stesso tempo, non essendo necessario esibire titoli accademici per poter dedicarsi allo studio e al libero pensiero.
Se ci pensate questi sono principi presenti in tutte le maggiori religioni e in molti sistemi politico-sociali eppure, pur essendo alla base teorica del pensiero della stragrande maggioranza, vengono lasciate sullo sfondo a far da tappezzeria a tutt’altri modelli.
Ad maiora


« La verità profonda, per fare qualunque cosa, per scrivere, per dipingere, sta nella semplicità. La vita è profonda nella sua semplicità. »
C.Bukowski


MIZIO

sabato 9 agosto 2014

A SINISTRA C’E’ SPAZIO


Un partito si giudica dalla sua storia, dai suoi componenti, dalle sue scelte, dalla visione complessiva della società. Destra e sinistra hanno tali denominazioni, non solo per la loro collocazione nel Parlamento, ma perché dovrebbero corrispondere a diverse visioni e progettualità della società, cosa che si sarebbe dovuta rafforzare anche con la scelta del sistema maggioritario che, al contrario,  dopo venti anni, possiamo definire senza dubbio fallimentare, non avendo garantito né la governabilità, né la rappresentanza, né differenze sostanziali tra i due maggiori schieramenti. Ma facciamo finta che vada bene così.
Ritorniamo alle differenze di vedute, la destra promuove e difende il libero mercato, la concorrenza, la competizione la minor presenza possibile del pubblico nei servizi, in generale privilegia  l’interesse del singolo rispetto l’interesse generale. La sinistra, invece, ha (dovrebbe) avere una visione di una società basata sulla condivisione dei beni e delle risorse, sulla giustizia sociale, sul superamento delle differenze economiche sociali razziali o di genere, sulla tolleranza e su una forte presenza pubblica nei servizi e nell’assistenza.
Molto bene! Quindi quando si va a votare il cittadino ha (dovrebbe avere) la possibilità di scegliere chi meglio rappresenti la sua visione della società. Ora in un paese chiamato Italia accade che, da circa venti anni, le differenze tra i maggiori contendenti alla gestione dello stato si concentrasse soprattutto sull’avversione o meno rispetto uno dei leader. Il berlusconismo e l’antiberlusconismo, è stato il collante che ha tenuto in piedi le ragioni per indirizzare il voto a favore dell’uno e dell’altro dei contendenti, bollando, tra l’altro, chi si teneva fuori da questa tenaglia di favorire o boicottare la vittoria dell’altro.
Per un certo periodo il giochino ha funzionato garantendo all’uno o all’altro la maggioranza nelle elezioni. Il banco, però, sta saltando, tanto è vero che ci si sta affrettando a cambiare la costituzione e le regole democratiche, onde poter continuare a garantirsi una rendita di posizione nella gestione del potere.
La crisi economica che ormai da sei anni imperversa avrebbe dovuto essere la discriminante che marcava le differenze tra l’una e l’altra visione della società prospettando soluzioni e azioni diverse.
Qualcuno ha notizia di scelte di “sinistra” in tal senso?
Qualcuno ha potuto notare una redistribuzione migliore delle risorse economiche?
Qualcuno ha notato una strenua difesa dei servizi pubblici difendendoli dall’attacco speculativo dei privati?
Qualcuno ha difeso le fasce più deboli della società^
Qualcuno ha favorito politiche che favorissero l’accesso al mondo del lavoro dei giovani?
Qualcuno ha visto un miglioramento nella sanità pubblica, nella scuola, nei trasporti e negli altri servizi pubblici?
Qualcuno ha difeso i milioni di lavoratori penalizzati dalla riforma Fornero in termini di accesso posticipato di molti anni alla pensione e di  abbattimento delle loro  tutele sul posto di lavoro?
Quello che è stato fatto lo sappiamo tutti accondiscendenza alle politiche suicide e vessatorie della troika, addirittura mettendo il pareggio di bilancio nella costituzione (unico paese a farlo,) un paese in ginocchio, una classe politica incapace persino di evitare il ridicolo come ci ha dimostrato bene il ministro Padoan che, recentemente,  ha invitato gli italiani a non essere avari e ad investire gli ottanta euro dell’elemosina di Renzi. Non sa o fa finta di non sapere, il che sarebbe peggio, che gli aumenti delle  sole tasse locali, Tares, Imu, Tarsu, Trius hanno comportato esborsi  ben superiori agli ottanta euro. Per non parlare degli aumenti generalizzati delle bollette dell’energia , del gas, telefoniche ecc. ecc..
Potrei continuare a lungo, e qualcuno si sarà già chiesto, ma questo dove vuole arrivare? Tutte queste cose le sapevamo già.
Il mio vuole essere uno stimolo a chi ancora a sinistra del PD pensa ad una possibilità di rapporto con lo stesso, che le cose e le scelte, pur affascinanti e attrattive nei loro postulati iniziali,  non possono seguire le nostre desiderata, ma vanno giudicate dai fatti. E i fatti ci dicono, facendo riferendo alla iniziale definizione di sinistra e destra, che il PD oggi è chiaramente collocabile in quella che possiamo definire senza dubbio un’area tipicamente di destra, e la strenua difesa, al limite della legalità, come nel caso della riforma del Senato, di tale scelta lo fa ritenere una fase non transitoria e non modificabile, a dispetto delle dichiarazioni di alcuni dei componenti che parlano ancora di sinistra riferendosi al proprio partito.
Già sento i lamenti e le geremiadi di chi dice: ” Si però, hanno preso il 40%, ne dobbiamo tenere conto”.
A parte che il famigerato 40% equivale in verità a uno striminzito 22% reale sul totale degli aventi diritto, quindi una minoranza, corposa quanto si vuole, ma minoranza.
Inviterei, pertanto a lavorare  di più su quel 40% (reale) che non vota più e ad erodere una parte di quel 22% che vota PD, convinto cha sia ancora una scelta di sinistra  o una parte del voto 5 stelle, mettendo in campo tutte le energie possibili buttando a mare tutta la spocchia e la difesa della verginità ideologica per ricostruire un soggetto politico che possa essere riferimento per quella fetta di società che non ha più rappresentanza e dignità.
Perché, potete definirle come volete, ma le classi sociali esistono ancora, ne abbiamo solo oscurato la visione e ingannato la percezione con una pseudomodernità lessicale.
Il moderno disagio sociale non è diverso dalla vecchia povertà, così come il vecchio spazzino non è diverso dal moderno operatore ecologico, cambia il nome ma sempre di mondezza si tratta.


Ad maiora


MIZIO

lunedì 4 agosto 2014

L'AQUILA DEI SERPENTI A VELLETRI

Per la scienza si chiama Circaetus gallicus, per gli esperti Biancone, per tutti è l' aquila dei serpenti che ha deciso di nidificare nel Parco dei Castelli Romani, esattamente nel bosco di Velletri. Dopo la prima segnalazione del 2013, quest'anno la coppia è ritornata a nidificare segno che la precedente non era frutto di occasionalità, ma segnava il ritorno stabile di questo splendido rapace nei boschi del monte Artemisio 
La nostra aquila ogni anno percorre migliaia di chilometri nel suo migrare dall'Africa passando dalla penisola iberica e entrando in Italia dal confine francese o attraversando il Mediteraneo, e il suo fermarsi in questi luoghi certifica un habitat naturale ancora in buone condizioni, nonostante gli attacchi di ogni tipo cui è sottoposto, tra cui abusi edilizi,  caccia di frodo e le discariche illegali.



Il Biancone, è detto Aquila dei serpenti perchè si nutre quasi esclusivamente di rettili e questo conferma la varietà e l'equilibrio dell’ecosistema. Gli esperti del Parco dei Castelli Romani e il dr. Claudio Borghini di Naturitalia hanno certificato l’evento con delle straordinarie immagini che hanno raccolto in un video che mostra la vita della coppia di aquile e del loro pulcino che in gergo scientifico si chiama “pullo”. Nel video si vede bene l'arrivo delle aquile che portano i serpenti nel nido per nutrire il piccolo, nello specifico si tratta di un "biacco", meglio conosciuto anche come "saettone", l'innocuo rettile nostrano che è forse meno felice di noi della scelta del Biancone di fermarsi a Velletri. Nel Lazio il Biancone era presente e nidificante in buon numero quasi esclusivamente nel Parco dei Monti della Tolfa che rappresenta uno dei maggiori e importanti siti di nidificazione in Italia della specie con circa 20 coppie nidificanti.

POETI



I poeti non parlano,
a volte pensano
I poeti non guardano,
e spesso vedono
I poeti non credono,
ma sempre sperano.

MIZIO

venerdì 1 agosto 2014

UN’ESTATE ITALIANA



Quest’estate che ormai si avvia a vivere la sua seconda metà dopo che la prima ci ha lasciato perlomeno perplessi, la ricorderemo a lungo. Non solo per i capricci meteorologici che, pur nella loro anomalia, rispondono a leggi e logiche su cui poco possiamo farci. Ben altro discorso è relativo all’andamento della prima estate renziana della nostra repubblica. Siamo stati travolti dall’attivismo logorroico e sterile dei primi tempi con proclami rispetto ai quali impallidivano persino gli altrettanto fantasiosi programmi del suo alter ego centrodestrorso Berlusconi alla cui scuola di pensiero e d’azione evidentemente il nostro si ispira. Siamo passati dagli impegni a tambur battente da completarsi in cento giorni alla dilazione ultima che ne fissa il termine entro i mille. Nell’imminenza elettorale nella migliore tradizione democristiana si elargivano i famosi 80 euro (per molti70, 60 o meno), la cui la copertura, tra l’altro, si troverà probabilmente mettendo le mani in tasca ad altri lavoratori più “fortunati” che guadagnano mille euro in più l’anno con la prospettiva l’anno prossimo di ritrovarsi a parti esattamente rovesciate, con quelli che hanno usufruito del bonus che supereranno la soglia minima prevista e, diventati ricchi, li dovranno restituire praticamente tutti. “Non sappia la mano destra quello che fa la sinistra” , e da buon cattolico praticante si è adeguato.
Si è circondato di giovani di belle speranze, anche questo mutuato dal suo ispiratore di Arcore, pronti a sorridere e a allinearsi ai voleri del capo con la stessa disinvolta leggerezza con cui difendono le sue scelte.
“Andremo a battere i pugni sul tavolo con l’Europa!” questo diceva, il risultato è che la flessibilità di bilancio richiesta umilmente e con il cappello in mano è stata bruscamente rimandata al mittente che, però, la sbandiera ancora come una vittoria.
I parametri economici, tutti, sono ulteriormente peggiorati, da quelli della produzione, a quelli riguardanti l’occupazione soprattutto giovanile e al sud. Complice l’estate pazza è crollato pure il settore delle vacanze, in particolare quelle del mordi e fuggi, i dati dicono –70% negli impianti balneari che normalmente davano un po’ di ossigeno in termini di occupazione e di moneta circolante. Il patrimonio artistico, vera miniera dell’Italia, sta andando in malora in mancanza di fondi e di capacità, non parliamo poi, del territorio e del paesaggio, violentato costantemente dalle lobby del cemento e dell’asfalto promotrici di grandi e dispendiose opere, dei tanti interventi dei comuni che, con le concessioni edilizie e le varianti urbanistiche, traggono ossigeno per le esangui casse comunali incatenate anch’esse al patto si stabilità. Patto che, a questo punto chiamerei di stupidità, visto che siamo l’unico paese europeo che ha avuto la brillante idea di metterlo in Costituzione. E a proposito di costituzione il nostro si sta dilettando in una prova di forza quasi senza precedenti per riforme costituzionali, sulla cui necessità e sulla cui utilità i dubbi sono più degli emendamenti presentati dalle opposizioni. Noi ingenuamente pensavamo che un governo con la guida  spostata a sinistra avrebbe prima di tutto corretto le storture e le ingiustizie dei suoi predecessori Monti e Letta, a partire dalla mortale legge Fornero che è riuscita in un sol colpo a togliere speranze a tutti, giovani e meno giovani, a ripristinare alcuni diritti scippati ai lavoratori con la complicità dei sindacati. O magari si sarebbe veramente rivisto il patto di stabilità, si sarebbe richiesto all’Europa (Merkel) di allentare i cappi che stanno strangolando il nostro e altri paesi. Magari un piano straordinario di investimenti per il rilancio dell’occupazione con la revisione del ruolo della BCE, magari mettendo persone capaci e non solo fedeli nei posti chiave. Niente di tutto ciò, quello su cui l’impegno è massimo, come si diceva, è sulle riforme costituzionali, che, se andassero in porto, così come sono congegnate si prefigurerebbero come una svolta autoritaria senza precedenti nel nostro paese, con milioni di cittadini destinati a non essere rappresentati e con la totalità scippata della possibilità  di scegliere i propri rappresentanti. Non manca il solito piano di dismissioni e privatizzazioni, cose buone per ogni governo che si rispetti, mentre la povertà è aumentata rapidamente ed è destinata a crescere ulteriormente e si avvicina un autunno che gli esperti prevedono terrificante, e non per le abbondanti piogge.
Le riforme, viene più che un sospetto, usate per mascherare l’incapacità o la non possibilità di affrontare i veri problemi e i veri nodi.


Forse ho sbagliato l’imput iniziale dichiarando quest’estate un’anomalia, forse l’anomalia sarebbe stata se si fossero fatte le scelte giuste, se avessimo avuto un governo vero, da troppi anni le nostri estati e le altre stagioni sono contrassegnate da una folle corsa verso la catastrofe che tutti, anzichè  provare a fermarla, fanno del tutto per peggiorarla. E che, per dimostrare, che questo non sia una favola, basta guardare tutte le statistiche e tutti i parametri economici degli ultimi anni, non ce n’è uno che sia uno positivo. A nessuno però viene in mente che , forse, le scelte fatte finora siano, oltre che inutili, sbagliate e che riuscire ad ammetterlo non sarebbe, poi una bestemmia?
Non sia mai!  Tra una pioggia e una grandinata pensiamo alla riforma del Senato, quella si indispensabile e risolutoria di tutti i problemi.
Non sono un grillino ma a Renzi e ai suoi cortigiani un vaffa non ci starebbe poi così male.
Ad maiora.


MIZIO