domenica 27 luglio 2014

FRAGOLE E SANGUE PER GAZA

Ecco la lista delle condizioni che chiede Hamas e la Jihad islamica e provate onestamente a giudicare se c'è una richiesta ingiusta tra queste

Dopo che abbiamo detto tutto ciò che c’è da dire sul conto di Hamas – che è integralista, che è crudele, che non riconosce Israele, che spara sui civili, che nasconde munizioni dentro le scuole e gli ospedali, che non ha fatto niente per proteggere la popolazione di Gaza – dopo che è stato detto tutto questo, e a ragione, dovremmo fermarci un attimo e ascoltare Hamas. Potrebbe perfino esserci consentito metterci nei suoi panni e forse addirittura apprezzare l’audacia e la capacità di resistenza di questo nostro acerrimo nemico, in circostanze durissime.

hamas



Invece Israele preferisce tapparsi le orecchie davanti alle richieste della controparte, anche quando queste richieste sono giuste e corrispondono agli interessi sul lungo periodo di Israele stesso. Israele preferisce colpire Hamas senza pietà e senza alcun altro scopo che la vendetta. Stavolta è particolarmente chiaro: Israele dice di non voler rovesciare Hamas (perfino Israele capisce che se lo fa si ritroverà sulla porta di casa la Somalia, altro che Hamas), ma non è disponibile ad ascoltare le sue richieste. Quelli di Hamas sono tutti “bestie”? Ammettiamo pure che sia vero, ma tanto lì stanno e lì restano, e lo pensa anche Israele. Quindi, perché non ascoltarli?

La settimana scorsa sono state pubblicate, a nome di Hamas e della Jihad islamica, dieci condizioni per un cessate il fuoco che sarebbe durato dieci anni. Possiamo anche dubitare che le richieste arrivassero davvero da quelle due organizzazioni, ma comunque erano una buona base per un accordo. Tra di esse non ce n’era neanche una che fosse priva di fondamento.

Hamas e la Jihad islamica chiedono libertà per Gaza. C’è forse una richiesta più comprensibile e lecita? Senza accettarla non c’è modo di mettere fine all’attuale ciclo di uccisioni e di evitarne un altro nel giro di pochi mesi. Nessuna operazione militare – aerea, terrestre o marittima che sia – fornirà una soluzione. Solo cambiando radicalmente atteggiamento nei confronti di Gaza si potrà garantire ciò che tutti vogliono, cioè la tranquillità.

Leggete l’elenco delle richieste e giudicate onestamente se tra di loro ce ne sia anche una sola ingiusta: ritiro dell’esercito israeliano e autorizzazione dei coltivatori a lavorare le loro terre fino al muro di sicurezza; scarcerazione di tutti i prigionieri rilasciati in cambio della liberazione di Gilad Shalit e poi arrestati; fine dell’assedio e apertura dei valichi; apertura di un porto e di un aeroporto sotto gestione Onu; ampliamento della zona di pesca; supervisione internazionale del valico di Rafah; impegno da parte di Israele a mantenere un cessate il fuoco decennale e chiusura dello spazio aereo di Gaza ai velivoli israeliani; concessione ai residenti di Gaza di permessi per visitare Gerusalemme e pregare nella moschea Al Aqsa; impegno da parte di Israele a non interferire con le decisioni politiche interne dei palestinesi, vedi la creazione di un governo di unità nazionale; infine, apertura della zona industriale di Gaza.

Queste sono condizioni civili, i mezzi per realizzarle sono militari, violenti e criminali. Ma la verità (amara) è che tutti se ne fregano di Gaza quando non spara missili contro Israele. Guardate la sorte toccata a quel dirigente palestinese che ne aveva abbastanza delle violenze, Abu Mazen: Israele ha fatto tutto quanto in suo potere per distruggerlo. E qual è la triste conclusione? “Funziona solo la forza”.

La guerra in atto è una guerra per scelta e la scelta l’abbiamo fatta noi israeliani. È vero, quando Hamas ha cominciato a sparare missili Israele non poteva non reagire. Ma contrariamente a ciò che tenta di spacciare la propaganda israeliana, i missili non sono mica piovuti dal cielo senza motivo. Basta tornare indietro di qualche mese: rottura delle trattative da parte di Israele; guerra contro Hamas in Cisgiordania in seguito all’assassinio dei tre studenti di un seminario rabbinico – è dubbio che lo abbia pianificato Hamas – e arresto di 500 suoi attivisti con false accuse; blocco dei pagamenti degli stipendi ai lavoratori di Hamas a Gaza e opposizione di Israele al governo di unità nazionale, che forse avrebbe potuto ricondurre Hamas entro l’agone politico. Chiunque pensi che Hamas avrebbe potuto incassare senza batter ciglio, probabilmente soffre di arroganza, autocompiacimento e cecità.


A Gaza – e in minor misura anche in Israele – si sta versando una quantità terrificante di sangue. Questo sangue è versato invano. Hamas è martellato da Israele e umiliato dall’Egitto. L’unica possibile soluzione sta nella direzione esattamente opposta a quella dove sta andando Israele. Un porto a Gaza, così che possa esportare le sue ottime fragole? Agli israeliani suona come un’eresia. Qui, ancora una volta, si preferisce il sangue (palestinese) alle fragole (palestinesi).


Gideon Levy
Editorialista del quotidiano israeliano Haaretz






giovedì 24 luglio 2014

SOS GAZA

SOS GAZA DIAMO IL NOSTRO CONTRIBUTO La campagna sos Gaza patrocinata dall’Ambasciata palestinese in Italia





Per chi volesse contribuire a rendere possibile il soccorso dei tantissimi civili che in questi giorni, ore e minuti giungono negli ospedali a gaza : Per i medicinali, Terre des Hommes che vedete di seguito http://terredeshommes.it/ ; 2) Per medicinali e generi di primissima necessità, la campagna sos Gaza patrocinata dall’Ambasciata palestinese in Italia. C/C bancario intestato a Missione diplomatica palestinese, banca Unicredit, IBAN IT36E0200805211000021004086,
BIC SWIFT: UNCRITM1712, causale: sos Gaza

giovedì 17 luglio 2014

RAPACI E AUTOSTRADE SOTTO CASA


Nido di nibbio bruno fotografato nella riserva

Il numero di nidi di nibbio bruno nella Riserva di Decima è aumentato dopo la chiusura della discarica di Malagrotta; quest'anno il numero delle coppie nidificanti è aumentato di circa il 30%, ed i nidi sono diffusi in diverse zone della riserva.
Il nibbio bruno è una specie migratrice, trascorre l’inverno principalmente in Africa, al sud del Sahara, per tornare nelle regioni più a nord all’arrivo delle stagioni calde.
Questo rapace è lungo di 55/60 cm, un peso di circa 600/1000 g e un’apertura alare che varia dai 135 ai 155 cm. Il piumaggio prende un colore marrone, che si schiarisce sul ventre. È caratterizzato (come il nibbio reale) da una larga coda biforcuta che lo agevola nelle planate.
La dieta del nibbio bruno comprende un vasto campionario di cibo: piccoli mammiferi, uccelli, rettili, pesci, alcuni invertebrati e carogne.
Il periodo della riproduzione avviene tra aprile e giugno, e costruiscono i loro nidi solitamente su alti alberi. La femmina depone dalle 2 alle 3 uova.


Piccoli  gheppi nati nelle cassette nido

Sono 15 le cassette nido occupate dai gheppi in questa primavera del 2014 ed ognuna accoglie una media di 4/5 piccoli.
Il gheppio è un piccolo rapace abbastanza comune in Italia. Si nutre di insetti e piccoli vertebrati che trova nei prati, nei campi coltivati e in altre aree aperte, dove la scarsa disponibilità di siti adatti alla nidificazione rappresenta un fattore limitante per la sua riproduzione.
Il gheppio infatti, come altri falchi, non costruisce il nido ma utilizza nidi abbandonati dalle cornacchie o cavità naturali in ruderi o pareti rocciose.
La cassetta nido è un nido artificiale perfettamente adatto a questa specie: montato su un traliccio lo tiene al sicuro dai predatori che si arrampicano sugli alberi, come faine e gatti, ed inoltre è protetto dalle intemperie e dal caldo eccessivo essendo sempre ventilato; infine fornisce un comodo substrato di torba per l'incubazione delle uova e l'allevamento dei piccoli. Nel corso degli anni, in provincia di Roma sono stati inanellati oltre 3500 piccoli gheppi nati nelle cassette nido sui tralicci, mentre molti di più sono quelli felicemente involati senza anello.













Piccoli di allocco






Gli allocchi occupano 10 cassette nido. L'allocco è una specie fortemente territoriale, occupa e difende lo stesso territorio tutto l'anno e spesso per tutta la vita. Condizioni essenziali per la presenza dell'allocco sono la disponibilità di prede e di sicuri siti di nidificazione.
A Roma, in ambiente urbano, l'allocco preda in prevalenza uccelli (cince, fringuelli, tordi, merli)e in misura minore mammiferi. Nella foto si può osservare un passero deposto nel nido dai genitori dei due pulli.
L'allocco, Strix aluco, è la specie più comune della famiglia dei rapaci notturni. Di grandi dimensioni – tra i 37 e i 43 cm – il piumaggio scuro, dalle tinte fulve, da cui spiccano macchie marroni striate. Ha un capo grosso e tondeggiante che può ruotare di 270°, gli occhi sono tondi e grandi, contornati da dischi color panna. L’Allocco è una specie comune e ampiamente distribuita in quasi tutta l’Europa.

Dotato di becco adunco e forti artigli, cattura mammiferi di piccole e medie dimensioni – come scoiattoli, ghiri e donnole – ma anche piccoli anfibi e varie specie di uccelli. Non disdegna scarafaggi e grossi bruchi. L’Allocco inghiotte le proprie prede vive, per poi espellere ossa, pelo ed esoscheletri di insetti che non riesce a digerire qualche ora dopo il pasto, sotto forma di piccole borre. Durante la caccia è facilitato dal volo estremamente silenzioso, che gli permette di arrivare improvvisamente sulle prede quando per loro ormai è troppo tardi. Ma il senso più sviluppato dell’Allocco è l’udito: grazie alla posizione asimmetrica delle orecchie riesce a individuare anche le prede più silenziose.





Tutto questo a pochi passi dai palazzoni della periferia romana. Decima Malafede un gioiello naturale miracolosamente sfuggito (sino ad ora) alla smania speculativa dei fautori del progresso a base di cemento e asfalto e insidiato dalla devastante e inutile autostrada Roma Latina.










martedì 15 luglio 2014

UOMO DEL MIO TEMPO

Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
Quando il fratello disse all’altro fratello:
«Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
Salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore

S.QUASIMODO



COLPA MIA

Sono mie le bombe lanciate,
e mie le case bruciate
Miei i figli soldati,
miei i fratelli assassinati.
Mia la colpa e mio il dolore,
mio il silenzio disertore.
Mia nel buio la paura,
mia la luce che ti oscura.
Mia la pace se non grida
mia l’anima suicida.

MIZIO

lunedì 14 luglio 2014

LA MENZOGNA


Tutti lo sanno, tutti lo denunciano tutti però, poi, si allineano alla corrente di pensiero che diventa verità assoluta.
Ciò accade in politica, in economia, nello sport  Nella religione un pochino  meno perché lì si parte già da un assunto non dimostrabile, se non con un atto di fede.
Quindi la menzogna, chè di questo sto parlando, più della verità, più della giustizia, come via maestra da percorrere per raggiungere il fine ultimo del tutto: il potere.

“Coloro che vincono, in qualunque modo vincano, mai non ne riportano vergogna” ”Governare è far credere”,
“Sono tanto semplici gli uomini, e tanto obediscano alle necessità presenti, che colui che inganna troverà sempre chi si lascerà ingannare.” (Machiavelli)

Ecco, dopo cinquecento anni dal “Principe”, ancora ci pregiamo di usare le stesse armi.
Si parla per amor di verità usando specularmente la menzogna, si confondono menti semplici (in questo non è cambiato poi troppo da allora) con cifre e statistiche di difficile se non impossibile valutazione da parte del singolo. Si usano tali strumenti per forzare e indirizzare il pensiero creando ad arte il casus belli che giustifichi una reazione.
Si cerca lo slogan per vendere meglio il proprio prodotto, ci si forma nelle scuole di comunicazione, perché l’importante non sarà cosa comunichi ma come.
Per stare alla politica, prima non è che non si alterasse la verità, ma c’erano, comunque,  le scuole di partito che formavano e proponevano i migliori nell’analisi della società e nel guidare i movimenti verso il naturale traguardo che, ovviamente, era condiviso in base a scelte ideali ed ideologiche.
Oggi che tutto il pensiero collettivo è stato plasmato per leggere la realtà attraverso gli stessi parametri truccati dai gestori del mondo, per vendere il proprio prodotto si è passati a promuovere se stessi. In questo i Renzi, i Berlusconi, i Grillo sono senz’altro dei campioni.
Apparentemente sono in contrasto ma fondamentalmente adottano lo stesso standard comportamentale. Per non parlare, poi, dei servi sciocchi di tali personaggi, tutti plasmati ad uso e consumo dell’immagine imposta dal capo e dagli standard comunicativi.
Spesso se non si sapesse prima a quali degli schieramenti appartengono si farebbe molta fatica a capire da che parte provengano, talmente simili sono le pose, gli ammiccamenti gli atteggiamenti stereotipati
La prima grande menzogna condivisa da tutti è quella imposta dal potere finanziario del liberismo economico che parametra il valore della vita umana in base a quanto vali economicamente. Da questa visione trascende tutto ciò che stiamo vivendo, la povertà dilagante, la speculazione finanziaria che schiavizza e lega ai suoi meccanismi miliardi di persone e interi continenti, la giustificazione della politica a non poter intervenire in quei meccanismi, come fossero imposti per divino volere e non gestiti da poteri occulti, ma del tutto umani. La svendita di secoli di lotte e conquiste delle masse immolate sull’altare del profitto quasi fine a se stesso.
Nello stesso momento si favoriscono a intermittenza, invece, le libertà in campo civile, cosa sacrosanta, ma che non mette assolutamente in discussione l’architettura complessiva anzi, ne rafforzano le fondamenta creando consenso a costo zero.
Altro archetipo sempre attuale è la menzogna usata per giustificare le guerre che, cento volte su cento, è propagandata dagli aggressori per giustificare il proprio intervento. Basti pensare all’incidente di Gleiwitz che diede l’alibi a Hitler per l’aggressione alla Polonia, o all’incidente del Tonchino che giustificò l’intervento americano in Vietnam fino ai nostri giorni con le guerre in Medio oriente, fino all’ultimo capitolo delle stragi israeliane  a Gaza come risposta al barbaro omicidio di tre ragazzi che si è stabilito, a prescindere, in assenza di prove fossero responsabili tutti i palestinesi compresi donne e bambini  nelle scuole e negli ospedali.
La menzogna, quindi, ha guidato e continua a guidare l’umanità non sappiamo se più cieca o più stolta, e coloro che denunciano e gridano contro tale assurdo sistema sono sistematicamente tacciati di utopisti sognatori, visionari o, nei casi peggiori, pericolosi sovversivi.
Tutto questo per dire che viviamo in una situazione di sospensione della verità creata ad arte, in una realtà che è più virtuale dei sogni dei poeti, un videogame in cui ci costringono a giocare sapendo già che i vincitori saranno sempre loro, perchè loro ne detengono le leve e ne stabiliscono le regole. A noi sarà concesso, al massimo di sopravvivere e di considerarci fortunati se non ci sopprimono allorchè non siamo più utili e funzionali al gioco
In questo quadro la domanda più difficile cui dare risposta anche se la più logica e consequenziale è: "cosa fare?"
Marx nella metà del XIX sec, aveva provato ad analizzare la società dell’epoca con occhi diversi ed aveva trovato una chiave di lettura che immaginava possibile un cambio di rotta in quello che sembrava un inarrestabile e immutabile destino del mondo industrializzato dell’epoca.
Lo stesso mondo che ora è cambiato e che si dice non possa essere più letto con gli stessi occhi di allora ma che, comunque, mantiene inalterate, le stesse ingiustizie e le stesse menzogne che usava il padrone ottocentesco per tenere schiavi e vincolati ai propri interessi i propri operai.
Non è stato certo l’unico, anche nel messaggio cristiano e nell’azione pratica di molti appartenenti alle varie religioni si è sentito lo stesso bisogno di verità, la stessa voglia di combattere contro il prepotere e l’ingiustizia, che poi servi sciocchi e/o prezzolati hanno messo al servizio sempre del più forte.
I sognatori, i visionari, hanno, da sempre tentato di migliorare il mondo, i pragmatici e i realisti interpreti del loro pensiero, mortificandolo e modificandolo con la menzogna  “pro domo sua”, lo hanno costantemente peggiorato.
Ad maiora

p.s. molti troveranno questa analisi troppo semplice e non troppo approfondita con dotte citazioni o analisi statistiche, ecco rispondo dicendo che era proprio ciò che volevo dimostrare: la verità è molto più semplice della menzogna che ha bisogno sempre di troppe parole e di troppi bizantinismi per risultare, alla fine, incomprensibile ai più.


MIZIO