martedì 22 gennaio 2013

IL FORREST GUMP PIEMONTESE CHE VUOLE VEDERE NAPOLITANO


22/01/2013 - Giuseppe si è messo in cammino da Torino al Quirinale. Una pagina Facebook segue il suo cammino verso la Capitale


Il Forrest Gump piemontese che vuole incontrare Napolitano

Solo, zaino in spalle, scarpe comode. E’ partito così dal Piemonte Giuseppe Crediddio, 42enne artigiano originario di Rivarolo Canavese. Un lungo viaggio lungo tutto lo stivale, fino a Roma, dove l’uomo vuole incontrare il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Una piccola impresa per chiedere almeno l’abolizione dei benefit per i parlamentari, chiedere a Napolitano sul suo “aumento di stipendio”, e portare una raccolta delle istanze e delle storie di italiani vittime della crisi, che l’uomo incontrerà sulla sua strada. Per gli amici è Gio’: “Mi chiamano così da piccolino”.
LA DECISIONE – “Buon anno a tutti . Quelli che conosco ridono …..invece quelli che non conosco mi battono le mani come e successo oggi a Casale Monferrato” augura lui da Facebook, mentre continua il suo cammino. La rete è testimone della sua storia. Un gruppo chiamato Marcia sulla capitale segue passo dopo passo l’uomo durante il viaggio. Ora conta oltre 400 fan. Lui aggiorna tutto sul suo profilo Facebook. Qualche giornale riprende il suo passaggio. Ma non tutti. “Secondo me – commenta lui- perché siamo in  piena campagna elettorale”. A ospitarlo albergatori e passanti che lo sostengono. Si è messo in marcia il 31 Dicembre. Per farlo ha scritto sul suo wall:
ORA BASTA
Non sono nato per restare a guardare, ma sono nato per combattere e chi mi conosce lo sa bene.
Ci sono persone che mi prenderanno per matto in futuro non importa, ma io sono stanco di vedere persone che soffrono e persone indifese. Io sinceramente ho tutto da rimetterci ma mi prenderò tutte le mie responsabilità e ci metterò anche la faccia e potranno raccontare tutte le palle che vogliono non me ne frega niente ma almeno provo a fare qualcosa.
E poi…
Io partirò con un cartello a piedi voglio arrivare a Roma e sedermi davanti a Napolitano ma non nel suo ufficio in mezzo una piazza seduti a un tavolo davanti a tutti
IN MARCIA – Lui, residente a Feletto, “indignado” nel midollo (numerosi i post contro l’austerity), deve affrontare un percorso lungo oltre 800 chilometri. In una sola settimana ne ha percorsi 200. Mangia tra i 25 e i 30 chilometri al giorno. Con qualche periodo di pausa dovuta alla tendinite. Lo fa per la mamma, costretta a vivere a 560 euro al mese, per la famiglia, gli amici. E il figlio avuto da giovanissimo, a sedici anni “Sono tanto orgoglioso di lui”. Parole che escono come sfoghi. Qualcuno sulla home gli fa notare la “punteggiatura e l’ortografia” non proprio precisa. Lui su Facebook replica: “Non sono proprio ignorante ma quando parlo con il cuore non faccio caso a queste piccolezze abbiamo problemi più grandi”. “Io non capisco granché di politica, ma adesso si è raggiunto un limite. Basta. Sbagliano tutti. Ci sono famiglie che non arrivano a fine mese, che questo Natale non hanno potuto donare nulla ai loro figli. E loro? Hanno stipendi da migliaia di euro” racconta. “In un paese ho incontrato una signora che gestiva un bar da anni. Per colpa della crisi ha dovuto aumentare i prezzi. Ha perso i clienti e nel giro di un mese chiuderà”. Intanto lui va avanti, tra gli applausi di chi lo incontra per strada. Al collo un cartello: “Ora basta! Tutti sappiamo che rubano”. Capiterà di incontrarlo sul ciglio della strada con i suoi capelli lunghi. Il suo arrivo in capitale è previsto per la prima settimana di Febbraio. Lui si autofinanzia il viaggio. Ma sulla via ha incontrato tanta generosità: “Un giorno un uomo ha fermato la sua macchina, mi ha rincorso e mi ha donato venti euro, poi si è preoccupato di trovarmi uno spazio in un campeggio”. Una delle tante persone che lo hanno ospitato. “C’è stato qualche albergatore che non mi ha fatto pagare nulla”. Lui si autofinanzia il viaggio. Un po’ Jason Lewis un po’ Forrest Gump. Con quel briciolo di pazzia che gli permetterà di suonare al campanello del Quirinale. Perché come dice lui “Meglio un giorno da leoni che cento da pecora”. E se Napolitano non gli risponde? “Allora avrò dimostrato che in questo paese non c’è democrazia. E poi tornerò indietro, a casa. Ma stavolta (ride) non a piedi”. di S. Carboni

2 commenti:

  1. Grazie ai giornalisti che anno il coraggio di scrivere questa notizia almeno riescono a dimostrare che ce acora qualche giornale non manovrato dalla politia, Grazie.

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  2. Non sapevo che c'era quest'articolo grazie
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