mercoledì 10 ottobre 2012

LA ROBA DI VERGA E LA NOSTRA


…Sicché quando gli dissero che era tempo di lasciare la sua roba, per pensare all'anima, uscì nel cortile come un pazzo, barcollando, e andava ammazzando a colpi di bastone le sue anitre e i suoi tacchini, e strillava: “Roba mia, vientene con me!”… (da “La roba” d G. Verga).



In questo brano finale  della novella del Verga c’è tutto il dramma esistenziale di Mazzarò, il protagonista, che, dopo una vita passata ad accumulare beni materiali (animali, terreni e qualsiasi altra cosa potesse avere un valore ai suoi occhi di contadino), si trova, nell’imminenza della fine, a dover rinunciare a tutto quello per cui aveva sacrificato una vita intera e, in un ultimo disperato tentativo di tenerla legata a sé, pensa di portarsela nell’aldilà. In nome del possesso e della roba aveva rinunciato ai più semplici piaceri che la vita avrebbe potuto regalargli, affetti, amori, famiglia!  Povero Mazzarò, vittima disperata delle sue stesse scelte e del suo mondo, o profetico eroe precursore del futuro?

Quanti di noi, uomini moderni, in nome del possesso della roba (Case, auto, vestiti alla moda, immagine) passiamo buona parte della nostra vita rinunciando a quelle poche cose per cui valga veramente la pena di vivere: affetti, conoscenza, solidarietà in nome di una “realizzazione” che passa esclusivamente , o quasi, attraverso l’ostentazione e il possesso. E’ ammirata e invidiata l’auto nuova, il nuovissimo gadget elettronico, il seguire le nuove tendenze modaiole, addirittura la cosa più sacra e preziosa, come può essere un figlio, viene vissuta e ostentata con la stessa logica della roba: “Adesso ce l’ho anch’io, ed è il più bello, il più intelligente e il più….di tutti”.
Mazzarò nel suo mondo era solo e le sue scelte estremizzate, rappresentavano solo in parte il pensiero dell’epoca e, in maniera parossistica, un aspetto dell’animo umano: quello che ricerca la sicurezza e il benessere essenzialmente materiale per sfuggire alle fragilità e alle naturali paure. In questo assecondato da una ignoranza derivante da una limitata possibilità di accedere alla conoscenza  di altri modelli d’esistenza.
Nell’evoluzione del pensiero e del mondo, tale visione, da scelta personale è andata diffondendosi a macchia d’olio, fino a diventare il modello di riferimento dell’intera  umanità.
Con una differenza di fondo, però: nella moderna società dei consumi, la roba devi possederla e ostentarla, ma devi, altrettanto decisamente, essere pronto ad abbandonarla, per sostituirla con altre cose più scintillanti e nuove per ripetere all’infinito il  rito e la gioia del possesso.


Altra differenza, la roba di Mazzarò era costituita essenzialmente da animali, terreni, piante, tutte cose che garantivano, comunque, un ritorno utilitaristico tipico delle società rurali, i moderni possessi, al contrario , non garantiscono alcun ritorno, non sono investimenti.
Mazzarò uccide i suoi animali per tenerli legati a sé anche nell’estremo viaggio, le nostre “galline” vengono, invece, uccise da noi per essere sostituite da altre “galline” che, a loro volta, moriranno quando altri decideranno che è il momento di ucciderle.
Ovviamente con questo non voglio certo affermare che non si debba ricercare dal punto di vista materiale un benessere e una serenità rispetto alle esigenze primarie, che dovrebbero, anzi essere diritto inalienabile di qualsiasi essere umano, ma esattamente il contrario. Proprio per garantire a tutti il necessario: lavoro, casa, istruzione, relazioni umane e sociali c’è bisogno di modelli culturali e sociali alternativi a quello dominante che, identifica nel possesso il valore delle persone. 
Uso e non consumo, condivisione d’esperienze e conoscenze, solidarietà e non competizione. Le cose e le risorse vengano utilizzate con equilibrio e misura per il benessere collettivo e non per l’arricchimento individuale. Si affermi una visione della vita più spirituale, nell’accezione più ampia del termine, non si aspetti la campana che suona all’ultimo giro per capire che le uniche cose valide  nell’estremo  viaggio (l’unico che faremo tutti) saranno gli affetti, i sentimenti, e i ricordi che lasceremo alle persone conosciute e che le uniche che porteremo con noi saranno l’ esperienze e le conoscenze fatte ,non certo  le proprietà e i beni materiali accumulati.

MIZIO

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