giovedì 3 novembre 2011

LETTERA DI MONTEZEMOLO A BERLUSCONI...LEGGIAMOLA!



Leggiamola e commentiamo:


Gentile Direttore,
l’ingresso in campo dell’FMI e i rendimenti dei BTP al 6 per cento, indicano che siamo ormai al punto di non ritorno. Non c'è più un minuto da perdere. Sono in gioco i risparmi degli italiani, la tenuta sociale e la permanenza dell'Italia nel sistema Euro

Da maggioranza e opposizione non arrivano risposte adeguate. Il Governo è paralizzato da conflitti interni. L’opposizione ha una linea di politica economica confusa e non è in grado di garantire quanto richiesto dall’Europa. Le elezioni non rappresenterebbero dunque una soluzione e paralizzerebbero il paese. 

La lettera alla UE è manifestamente insufficiente rispetto alla gravità della situazione. Le tensioni che percorrono l'Italia non consentono di affrontare i problemi con soluzioni parziali, che diano l’impressione di riservare i sacrifici solo a una parte dei cittadini, magari proprio quelli che non votano i partiti di governo. Con questo metodo l’Italia rischierebbe di esplodere. Esiste oggi una ampia condivisione, da parte di cittadini e di esponenti politici moderati e riformisti, sulle misure prioritarie da adottare
*(Non sembra solo un'impressione la richiesta di sacrifici a una sola parte di cittadini, è una certezza! Notare, inoltre il riferimento a esponenti moderati e riformisti ,anche se ricorrente come espressione è una contraddizione in termini)

1. Prima di chiedere ulteriori sacrifici ai cittadini, la politica e le istituzioni devono mettere mano ai loro stessi costi, partendo dal numero dei parlamentari, dall’abolizione delle province e degli altri enti inutili. Non ci vuole una legge costituzionale per abolire il novanta per cento delle province. E poi varando una “patrimoniale sullo Stato”, una vendita massiccia di cespiti pubblici che vada ben oltre quanto attualmente prospettato dal Governo. 
*(Abolizione delle Province, tema non nuovo e, comunque da valutare bene e non, superficialmente, sopratutto per le migliaia di posti di lavoro che si perderebbero,il discorso, poi, della vendita dei beni dello stato assomiglia molto a quello che fecero le nobili famiglie quando, persi i privilegi nobiliari, ricorsero alla massiccia vendita di proprietà con il risultato di non avere più alcun bene e di andare in rovina.)

2. Lavoro. Non possiamo chiedere più flessibilità in uscita senza affrontare il problema delprecariato permanente e la riforma degli ammortizzatori sociali. La proposta Ichino è del tutto condivisibile e attuabile, ma va presa nella sua interezza. Bisogna abolire i contratti a termine (mantenendo solo quelli fisiologici e stagionali), sostituendoli con un contratto unico, che consenta il licenziamento per motivi economici o organizzativi, ma che protegga il lavoratore dalle discriminazioni, gli eviti di dover rincorrere rinnovi periodici e lo supporti in caso di perdita del lavoro. I lavoratori che attualmente godono di un contratto a tempo indeterminato, protetto dall’art.18, continuerebbero a beneficiare di una protezione più ampia rispetto ai giovani lavoratori, ma in cambio dovrebbero andare in pensione più tardi, contribuendo così a finanziare i nuovi ammortizzatori sociali. 
*(Qui si continua con la favoletta che, rendendo più debole, chi debole lo è già di suo, si migliora la situazione finanziaria del paese, A meno che, non ci si fidi ciecamente della correttezza e della moralità dell'imprenditore medio italiano che, come si è visto con la legge sul precariato, è stato pronto a snaturarne il principio originario, facendone uno strumento per avere dipendenti meno pagati e più ricattabili)

3.Dobbiamo tornare ad essere il paese del lavoro e della produzione. Non possiamo più permetterci di avere un fisco che premia rendite e patrimoni. Non è solo una questione di giustizia sociale, ma anche di efficienza dell’economia. Se la crescita scompare anche il valore dei patrimoni diminuisce. Occorre reperire risorse da destinare all’abbattimento delle aliquote su lavoratori e imprese. Con l’introduzione di una imposta permanente sulle grandi fortunee l’abolizione degli incentivi alle imprese si potrebbe tagliare in maniera radicale l’IRAP. Mentre, vincolando per legge i proventi della lotta all’evasione alla diminuzione dell’Irpef, ad iniziare dai redditi medi e bassi, si creerebbero le condizioni per un positivo conflitto di interessi tra chi paga e chi evade. Un ulteriore ritocco all’IVA, può essere valutato, ma solo a patto che vada automaticamente a diminuire la pressione fiscale sulle persone. Tutta la manovra sul fisco deve essere sottoposta al vincolo di destinazione. La sfiducia dei contribuenti, che non sanno più dove vanno a finire i loro soldi, si combatte evitando discrezionalità nell’uso delle risorse che provengono dalle loro tasche. 
*( Tagliare l' IRAP e sostituirla con una tassa sui grandi patrimoni credo sia impossibile vista l'esiguità "ufficiale" del numero dei ricchi nel nostro paese; bisognerebbe scovare la ricchezza sommersa ma a quel punto sono sicuro che molti di quelli che attualmente pagano l'IRAP preferirebbero continuare a pagarla, piuttosto che pagare una tassa sui patrimoni)

4. Bisogna intervenire subito sulle pensioniabolendo quelle di anzianità e passando ad un sistema interamente contributivo. Una parte consistente dei proventi generati andranno utilizzati per investire in un welfare dedicato ai giovani e alle donne.
*(Anche questa proposta pecca di mancanza di originalità, sono decenni che si mette mano alle pensioni e sembra che non basti mai, ma d'altra parte i fondi pensioni privati stentano a decollare e allora ci vuole un incentivo.)

5. Per esperienza diretta so quanto rapidamente la liberalizzazione di un settore può dareimpulso a investimenti e occupazione e quanto però siano forti le resistenze della politica per mantenerne il controllo. La lista dei settori da liberalizzare è lunghissima. È fondamentale che insieme ai provvedimenti di apertura alla concorrenza si rafforzino i poteri dell’Antitrust per dare agli investitori la garanzia del rispetto delle regole.
*(Anche questa è una favoletta visto che le liberalizzazioni e le privatizzazioni dei servizi pubblici, escluso qualche raro esempio, hanno dato come risultato servizi più cari, monopoli privati e aumenti dei costi  per i cittadini. Questa, poi, aprirebbe per il Sig. Montezemolo, una questione di conflitto d'interessi, a proposito di paese di "lavoro e produzione" ,essendo lui prossimo a iniziare un servizio di trasporto ferroviario con la sua NTV, compagnia creata con un capitale di 330 mila euro per ognuno dei tre soci fondatori,  "concorrente" di Trenitalia, ma alle cui spalle sembra profilarsi l'ombra della SNCF francese, già presente con quote azionarie)



Questi cinque provvedimenti, se attuati simultaneamente e accompagnati da un grande piano di rilancio dell’immagine internazionale dell’Italia, rappresenterebbero un valido argine alla speculazione, ridarebbero una prospettiva di crescita al paese e opererebbero nella direzione di una maggiore equità sociale

Sappiamo però che nessuno dei due schieramenti porterà avanti questa agenda. Al contrario di quanto avviene nelle democrazie avanzate, dove l’obiettivo è la conquista dell’elettorato moderato, in Italia la preoccupazione dei partiti è quella di compattare la parte più populista dell’elettorato, appellandosi ad un “serrate i ranghi” permanente..
*(Questa, poi, fa ridere, sono più di venti anni che i vari partiti o movimenti che hanno cambiato pelle, nomi e simboli si sono dedicati alla ricerca del consenso dell'elettorato moderato, perdendo le naturali differenze, sciogliendosi nella melassa rassicurante e banale centrista, che ha portato alla catastrofe attuale. Forse è l' ora del coraggio, non della moderazione ipocrita e sterile.)  

Oggi, per fortuna, molte persone non si riconoscono più in questa logica. Dentro la destra e la sinistra stanno emergendo forze che spingono per un rinnovamento vero del proprio schieramento. Compito di tutta la classe dirigente è quello di mettere da parte ogni ambizione personale per dare un contributo affinché queste forze vengano valorizzate e trovino un terreno di incontro

Questo è quello che dobbiamo fare oggi in vista di un prossimo futuro. Ma l’urgenza della situazione richiede soluzioni immediate. Non abbiamo tempo di attendere la naturale evoluzione del quadro politico. Il Presidente del Consiglio deve rendersi conto che l’unica strada per salvare il paese passa oggi attraverso un Governo di salute pubblica. In passato, in situazioni non più gravi di questa e con un’opposizione ideologicamente più radicale, i leader del partito di maggioranza relativa trovarono il coraggio per aprire una stagione di ampia collaborazione, nella consapevolezza che ci sono momenti in cui ridare coesione al paese viene prima di ogni altra considerazione
*( Eccoci! Siamo al nocciolo: governo di salute pubblica, assomiglia molto a quei governi "tecnici", che tanto bene hanno sempre fatto nel passato. Infatti ricordiamo tutti con grande affetto  i vari Ciampi, Amato, Dini  per le loro lungimiranti azioni che hanno peggiorato notevolmente le condizione dei lavoratori (ovviamente, per la salvezza dell'Italia anche allora), hanno svenduto la nostra industria pubblica perdendo prestigio e aprendo le porte alla speculazione interna ed internazionale)

Se Berlusconi continuerà ad anteporre le proprie ambizioni al bene dell’Italia, e se la sua maggioranza lo asseconderà in questa pericolosa scelta, si concluderà nel peggiore dei modi un percorso politico che ha ombre e luci, ma che non merita di affondare nello spirito del“dopo di me il diluvio”
Lettera pubblicata su "La Repubblica"


*(l'ultima parte è l'unica che, pur non brillando per originalità, può essere condivisa. L'Italia non merita di affondare per colpa di un megalomane e dei suoi servi sciocchi, ma non saranno certo le proposte e le figure come il Sig. Montezemolo a rappresentare la voglia e la necessità di cambiamento, che, non può essere, come mi sembra di capire tra le righe della sua lettera, il "cambiare tutto affinchè nulla cambi"


MIZIO

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